Morto Carlo Azeglio Ciampi, il presidente dell'orgoglio ritrovato Fotostoria|Frasi celebri|Reazioni

Morto Carlo Azeglio Ciampi, il presidente dell'orgoglio ritrovato Fotostoria|Frasi celebri|Reazioni

* Ex alunno del Collegio di Livorno della Compagnia di Gesù *

Carlo Azeglio Ciampi si è spento in una clinica romana all’età di 95 anni.
Nato a Livorno nel 1920 è stato il decimo presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. In precedenza fu governatore della Banca d’Italia per per 14 anni (1979-93), oltre che primo presidente del Consiglio non parlamentare nella storia della Repubblica (1993-94) e più volte ministro.

Le tre vite dell'ex presidente: banchiere, superministro e «defibrillatore istituzionale»
di un Paese sempre in crisi di autostima. Lunedì proclamata giornata di lutto nazionale

di Marzio Breda
Lunedì 19 settembre si svolgeranno le esequie, in forma privata nella chiesa di San Saturnino, nel quartiere Trieste di Roma. La Presidenza del Consiglio ha disposto una giornata di lutto nazionale con l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea.

Al primo impatto non sapevi come giudicarlo. Perché era così sorvegliato, freddo e perfino spigoloso, poco incline a concedersi gesti impulsivi e tesi magari a conquistare la scena, come facevano alcuni suoi predecessori con il bacio alla bandiera o qualche lacrima esibita nei momenti di lutto nazionale? Quel suo modo di stare in pubblico dipendeva da un «ego» un po' troppo importante, cresciuto in parallelo con la sua esperienza di tecnocrate d'alto rango che l'aveva portato alla guida di Bankitalia? Oppure il suo distacco e l'introversione erano soprattutto un fatto caratteriale, frutto di una timidezza congenita?

L'orgoglio e la visita a Kohl
Erano queste le domande che mi posi quando cominciai a seguire Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale, dopo essermi già occupato di Cossiga e Scalfaro. Poi, durante una «chiacchierata al caminetto» che mi concesse, capii davvero di che pasta era fatto il nuovo capo dello Stato, quali sentimenti lo dominavano e che stile si era dato. Disse allora il presidente: «Ho pudore a raccontarlo, ma non me ne vergogno: se devo andare a un momento in cui ho avvertito la responsabilità e l'orgoglio di rappresentare il nostro Paese, ripenso al maggio del 1993, quando da premier andai a fare una visita di Stato in Germania. Da noi le cose non andavano bene, in ogni senso: credibilità e affidabilità erano purtroppo questioni aperte. A un certo punto, stavo sul palco a fianco del cancelliere Kohl, fu issato il tricolore mentre la banda suonava l'inno di Mameli. Lo confesso, un brivido mi corse lungo la schiena e mi tremarono le gambe». E il sottinteso era: adesso che mi trovo sul Colle, per le aspettative che incombono su di me continuo ad avere gli stessi brividi, sento sempre le gambe tremare. ma non lo devo dimostrare.

È morto l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: aveva 95 anni

Il «defibrillatore istituzionale»
Un senso della missione inteso in una chiave severa (come severo era appunto il suo modo di vivere la dignità e la sobrietà) che gli italiani intuirono forse prima di tanti analisti politici e per il quale giustamente si parlò di un suo «carisma passivo», evocando il rapporto che subito Ciampi riuscì a stabilire con il cosiddetto Paese reale. Si è sostenuto che ha vissuto almeno tre vite, il decimo inquilino del Quirinale: da banchiere, da capo di governo e superministro dell'economia, da presidente della Repubblica. Di sicuro sono state coerenti l'una con l'altra. E l'ultima, quella dello statista amato e rispettato in tutt'Europa anche perché aveva saputo traghettarci nel club dell'euro, gli ha assegnato pure un ruolo da «defibrillatore istituzionale», per gli sforzi di civilizzare il confronto pubblico nei quali si è impegnato durante questa nostra ininterrotta transizione. Sforzo che certo ha trovato più volte ostacoli, specialmente nel rapporto con lo straripante inquilino di Palazzo Chigi di allora, Silvio Berlusconi.
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L'Italia, l'autostima e la Festa della Repubblica
L'Italia, si sa, è una Nazione in perpetuo deficit di autostima. E Ciampi ha tra l'altro il merito di aver compiuto un'azione di pedagogia civile, legata ai valori della Carta costituzionale, accolta con grande favore dalla gente comune. Infatti, se dopo anni di amnesia abbiamo ricominciato a onorare la Festa della Repubblica con la tradizionale parata del 2 giugno (cancellata per legge nel 1976, «per ragioni di risparmio») è merito suo. Come è merito suo il ripristino di diversi, e appannati, simboli e riti della nostra storia: dall'esibizione della bandiera tricolore all'esecuzione dell'inno nazionale, alle celebrazioni per tanti dimenticati «padri della patria».

Fino all'ultimo al lavoro
«Ho avuto una botta di vecchiaia», ripeteva Ciampi negli ultimi tempi agli amici, giustificando così la propria ritrosia ad apparire in pubblico. Un pudore che era anche una cifra del suo temperamento. Età e piccoli acciacchi a parte, a opprimerlo sul serio era un Parkinson in continua evoluzione e che lo aveva portato a soffrire più o meno gli stessi sintomi di Papa Wojtyla, nella stagione finale del pontificato. Una malattia invalidante, alla quale però non si è arreso mai, fino all'ultimo. Finché le sue condizioni glielo hanno consentito non ha perso l’abitudine di andare nel studio di senatore a vita, a Palazzo Giustiniani, dove dettava qualche lettera alla segretaria o riceveva i pochi intimi che ancora andavano a trovarlo. Al sua fianco fino alla fine c’è stata la moglie Franca.

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