L’elezione di Donald Trump | La Civiltà Cattolica

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DONALD TRUMP

Thomas J. Reese

ABSTRACT — Sorpresa e stupore: questa è stata la risposta quasi universale ai risultati delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, avvenute l’8 novembre 2016. Pressoché tutti gli esperti avevano erroneamente previsto che il prossimo presidente degli Stati Uniti sarebbe stato Hillary Clinton.

Perché i sondaggi e gli esperti si sono sbagliati? Perché ha vinto Donald Trump? E questo che cosa ci dice sul futuro della politica americana? Che cosa cambierà con Trump presidente? Quale sarà il ruolo della Chiesa statunitense nei prossimi quattro anni?
Dal 2000 a questa parte ogni elezione presidenziale è stata vinta sul filo di lana. In ogni caso, questa volta, mentre nei sondaggi la distanza si stava assottigliando, gli esperti semplicemente non riuscivano a immaginare una vittoria di Trump: lo avevano sottovalutato per tutto l’anno.

Bisogna riconoscere che Hillary Clinton nella sua gara per la presidenza ha dovuto misurarsi con un’asticella posta molto in alto. Negli Stati Uniti, storicamente, i partiti politici conquistano soltanto uno o due mandati alla Casa Bianca, prima che sia l’altro partito a vincere la presidenza. La Clinton aveva contro di sé la storia. La storia e l’economia. Sebbene l’economia, infatti, fosse molto più in salute di otto anni fa, i miglioramenti sono stati lenti e la ripresa economica ha avvantaggiato solo alcune persone. A restare fuori dalla ripresa sono stati soprattutto i meno istruiti, gli operai e le zone rurali del Paese. E Trump si è rivolto a loro con una lingua che essi hanno capito.

A prima vista la si potrebbe prendere per un travolgente trionfo elettorale repubblicano. Ma la campagna elettorale di Trump non è stata quella tipica di un repubblicano. Ora molti repubblicani credono di poter controllare Trump, ed è vero che questi dipende dall’apparato politico per le persone che comporranno la sua amministrazione. Ma nessuno ha mai avuto ragione a sottovalutare Donald Trump.

Il Presidente deve soprattutto affrontare il problema comune a tutti i candidati: come riuscire a ottemperare a tutte le sue irrealistiche promesse elettorali. È meno ideologizzato del tipico conservatore libertario o religioso repubblicano. Può essere in grado di cambiare posizioni o di impegnarsi in questioni su cui altri non avrebbero potuto.

Sul piano internazionale, le reazioni sono state diverse. I leader europei sono preoccupati per le critiche che egli ha riservato agli accordi Nato e quelli commerciali. Temono inoltre che la sua vittoria possa ispirare le destre, i partiti europei contrari agli immigrati. I Paesi asiatici sono preoccupati per l’annunciata cancellazione dell’accordo Trans-Pacific Partnership.
In tutto ciò, sarà interessante vedere quale ruolo avranno nei prossimi anni i vescovi degli Stati Uniti. La Chiesa cattolica è una delle poche istituzioni nazionali a contare un numero quasi uguale di repubblicani e democratici.
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