Il Papa e la filosofia del sassolino

Il bollettino della Sala Stampa della mattina di Pasqua era stato chiaro: «Il Papa non tiene l’omelia poiché alla Messa fa seguito la Benedizione “Urbi et Orbi” con il Messaggio pasquale».
Francesco però poi ha deciso comunque di dire alcune parole.

E lo ha fatto a braccio, seguendo un percorso più simile a una confessione personale a tu per tu che a un’omelia davanti a una piazza gremita di fedeli.

In questo fuori programma, il Pontefice ha fatto un annuncio della Risurrezione poetico e potente:

«Noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso».

E il senso viene dall’essere attaccati alla pietra «scartata», alla roccia che è Cristo.

«C’è un senso, un al di là del sepolcro che rimbomba nel silenzio della morte».
Così, noi, sassolini attaccati alla roccia di Cristo, non abbiamo davanti «un muro», ma «un orizzonte».

Davanti alla tragedia Francesco fa come Gesù con i discepoli di Emmaus: non si rifugia in formule, ma assume l’esperienza di chi gli sta davanti. Assume la sua inquietudine e indica Cristo.

Di fronte alla Croce, alle croci di tutto il mondo, la fede non può dare risposte facili e consolatorie. Può invece restare a bocca aperta di fronte alla certezza della Risurrezione, della pietra del sepolcro – quell’altra pietra – rotolata via.

Ma da dove viene questa immagine dei «sassolini»? Francesco ha istintivamente parlato come il Matto del film di Fellini La strada, una pellicola cui il Papa è particolarmente affezionato. Lo ha ricordato più volte, anche nella sua prima intervista del 2013.

« – Tu non ci crederai, ma tutto quello che c’è a questo mondo serve a qualcosa. Ecco, prendi quel sasso lì, per esempio. – Quale? – Questo… Uno qualunque… Be’, anche questo serve a qualcosa: anche questo sassetto. – E a cosa serve? – Serve… Ma che ne so io? Se lo sapessi, sai chi sarei? – Chi? – Il Padreterno, che sa tutto: quando nasci, quando muori. E chi può saperlo? No, non so a cosa serve questo sasso io, ma a qualcosa deve servire. Perché, se questo è inutile, allora è inutile tutto: anche le stelle. E anche tu, anche tu servi a qualcosa». Così il Matto – l’attore Richard Basehart – si rivolge a Gelsomina – l’indimenticabile Giulietta Masina – in una scena chiave del film.

Papa Francesco vuol fare il Matto, dunque? In una sua omelia a Santa Marta, il 16 maggio 2013, aveva fatto riferimento alla follia per Dio, dicendo che «lo zelo apostolico ha qualcosa di pazzia, ma di pazzia spirituale, di sana pazzia. E Paolo aveva questa sana pazzia». Colui che vive una «sana pazzia» fa della propria libertà dagli schemi e della caduta di ogni maschera la propria cifra. E proprio così risveglia in noi il senso del mistero e la fede nella Risurrezione.

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