Cultura: perché è un investimento indispensabile?

Cultura: perché è un investimento indispensabile?

#Cultura

#hAShtag è la newsletter di Aggiornamenti Sociali che consente di approfondire un argomento di attualità attingendo al ricco archivio della Rivista. Per capire il presente a partire dal passato.
Nella rassegna di questo mese ci dedichiamo alla #Cultura, uno tra i settori più colpiti dalla pandemia e ora in graduale ripresa.
Come sempre vi ricordiamo che alcuni articoli sono ad accesso libero, mentre altri sono disponibili integralmente solo agli abbonati.
---------------------------------------------------------
* Cultura: perché è un investimento indispensabile? *
Giacomo COSTA, Paola Dubini, Flavia Piccoli Nardelli, Pier Francesco Pinelli

Un settore da sostenere e da rinnovare, di Flavia Piccoli Nardelli; Un diritto, una risorsa e un’opportunità, di Paola Dubini; La cultura ci fa crescere, di Pier Francesco Pinelli
Scarica pdf
Fascicolo: marzo 2021
Tags: ARTE ; COVID-19 ; CULTURA ; INCLUSIONE ; INDUSTRIA CULTURALE ; LAVORO ; NUOVE TECNOLOGIE ; PATRIMONIO CULTURALE ; SCUOLA ; UNIONE EUROPEA ; VITA SOCIALE

"Senz’arte non si riparte”: è questo il grido, sempre più disperato, che si leva dalle manifestazioni che segnalano lo stato di crisi di uno dei settori più colpiti dalla pandemia, insieme a quelli del turismo, della ristorazione, del trasporto aereo. Musei, teatri, cinema, centri culturali di ogni dimensione hanno le porte sbarrate o sono costretti a fare i conti con i drastici limiti alla capienza. E quindi agli incassi, mettendo a repentaglio la sopravvivenza degli operatori del settore, soprattutto i più fragili, i più precari, i più giovani. E magari anche i più creativi.



“La cultura può essere il motore della ripresa” è invece il mantra che si sente ripetere con altrettanta frequenza. È vero, come dimostrano trent’anni di esperienza nel campo dei processi di rigenerazione urbana, a partire dal Green Paper EU on the Urban Environment (1990) e dal programma European Cities Of Culture. Su questa base la cultura è stata riconosciuta come catalizzatore della rigenerazione e dello sviluppo locale. Può esserlo anche a livello di sistema Paese, specie per una nazione come l’Italia, forte del suo immenso patrimonio.



La pandemia è allora l’opportunità per riscoprire la cultura non solo come asset cruciale nel quale il nostro Paese ha tradizionalmente un vantaggio competitivo, ma come strumento di coesione sociale per le persone e i territori, prezioso per conoscersi e riconoscersi, per dare un senso condiviso a quanto si vive e generare visioni di futuro. Ma perché questo scenario possa avverarsi, il settore della cultura ha bisogno di essere sostenuto e accompagnato in un percorso di rinnovamento. Oltre a quella di sopravvivere, dovrà necessariamente affrontare la sfida di cambiare, per potersi ritrovare in sintonia con una società e un mondo che sono già diversi e lo saranno ulteriormente.



Un primo fronte riguarda certamente l’innovazione tecnologica. I mesi di lockdown hanno visto una crescita della fruizione digitale di prodotti culturali, con anche il coinvolgimento di nuovi pubblici. Questa novità andrà messa a sistema e sintonizzata con i canali tradizionali, affrontando anche la questione della remunerazione, senza smarrire quanto in questo periodo è stato sperimentato con successo.



Ma la sperimentazione sarà chiamata ad ampliarsi, al servizio di nuove forme di partecipazione alla vita sociale e civile, con una particolare attenzione alle persone più fragili, a partire da un attento ascolto di una realtà sociale che si sta scoprendo più precaria e frammentata da crescenti disuguaglianze. In una parola, meno integrata. La questione della sostenibilità del settore della cultura non potrà essere slegata da quella del suo contributo alla realizzazione di una società sostenibile, in termini non solo economici, ma anche sociali e ambientali: è questa la direzione in cui elaborare nuovi modelli, nuove sintesi, nuove visioni. Ne avevamo bisogno prima della pandemia, ne abbiamo ancora più bisogno adesso.



Cruciale sarà in particolare l’elaborazione di proposte capaci di inclusione, nella consapevolezza che i settori culturali sono troppo spesso parte attiva del fenomeno dell’esclusione. Non si tratta solo di barriere di tipo architettonico o finanziario. Sono tre i nodi che le istituzioni culturali dovranno affrontare in maniera approfondita: a) la rappresentazione: in che modo le persone o i gruppi svantaggiati si sentono ascoltati e rappresentati dalla cultura che viene promossa; b) l’accesso: come possono i diversi pubblici godere effettivamente dei servizi e degli spazi della cultura. Le barriere sono di molti tipi: cognitive, attitudinali, tecnologiche, culturali, di informazione; c) la partecipazione: in che modo le persone o i gruppi possono diventare concretamente co-produttori delle attività culturali.


In questo scenario, i fondi in arrivo dall’Europa rappresentano un’opportunità troppo preziosa per poterla sprecare. Per questo intorno al settore della cultura e alle strategie per il suo rinnovamento serve un dibattito, che favorisca l’emersione delle proposte più interessanti. Per agitare le idee, abbiamo chiesto il contributo di tre persone che, a vario titolo e con modalità diverse, sono attivamente coinvolte nei processi di evoluzione del settore della cultura in Italia. Parlano di ciò che conoscono e praticano, e per questo possono aiutarci a mettere a fuoco il profilo di una sfida che ci riguarda tutti. [continua]

---------------------------------------------------------

Ti interessa continuare a leggere questo articolo?
sei abbonato inserisci le tue credenziali oppure abbonati per sostenere Aggiornamenti Sociali

aggiornamentisociali.it/articoli/c…spensabile/

www.aggiornamentisociali.it/articoli/cultura-...