Coronavirus e diritto: quale contagio?

Coronavirus e diritto: quale contagio?

La pandemia di COVID-19 si è dimostrata un evento devastante oltre ogni previsione sul piano della salute, dell’organizzazione sociale, della produzione e dell’economia, con impatto diretto sulla scansione del ritmo della quotidianità. E soprattutto con una capacità di penetrazione pervasiva, fin dentro le nostre case.

Proprio per questo la pandemia interpella e produce effetti anche nel campo del diritto, la cui vocazione primaria è proprio ascoltare e accogliere i fenomeni sociali nella loro dinamica evolutiva, per interpretarli, essendo «impensabile una dimensione giuridica come mondo di pure forme o di semplici comandi»1; prima di essere potere, norma, sistema di categorie formali, il diritto è infatti esperienza, ed è attraversato da una tensione originaria a incarnarsi.

Solo attraverso un paziente e attento processo di compenetrazione del sociale, e quindi della vita di uomini e donne, il diritto ne può registrare il ritmo e l’orientamento per estrarne quel valore condiviso capace di saldare una comunità in un patto di reciproca fiducia, a garanzia della libertà e dei diritti di tutti, di ispirare l’assetto organizzativo e di orientare i comportamenti sulla base di norme, cui si aderisce in quanto espressione di un patrimonio storico, etico e culturale, costitutivo di una comune appartenenza. Anche nell’emergenza COVID-19, e per molti versi a maggior ragione, è necessario riflettere su come il diritto possa adempiere il suo dovere di giustizia e di servizio al legame sociale.

Misure di emergenza e tutela dei valori
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