Il Concilio Vaticano I | La Civiltà Cattolica

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Il Concilio Vaticano I è noto principalmente per la Costituzione Pastor aeternus sul primato e l’infallibilità del Papa.

Lo storico John W. O’Malley, invece, nel recente saggio su questo Concilio mette in rilievo la svolta che, 300 anni dopo il Concilio di Trento, segna la storia della Chiesa[1].

Quando il papato perse lo Stato pontificio e la città di Roma, i pontefici iniziarono a esercitare un’autorità maggiore rispetto al passato. Se il mondo occidentale stava ancora facendo i conti con lo sconquasso della Rivoluzione francese e con l’Illuminismo, che aveva scosso un ordine consolidato da un millennio, la Chiesa si sentì tragicamente minacciata nelle sue fondamenta e reagì assumendo una forma nuova, più incentrata sul papato.

Ciò portò alla «genesi della Chiesa ultramontana»[2], che auspicava l’incremento dell’autorità pontificia e vedeva «nell’infallibilità papale l’unica risposta possibile alla crisi culturale, politica e religiosa» (p. 10).
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