Roma. Quale futuro per il digitale applicato alla didattica? - GESUITI educazione

Roma. Quale futuro per il digitale applicato alla didattica? - GESUITI educazione

" Invece di maledire il buio, accendi una candela ”
Madre Teresa di Calcutta.

Il trasferimento delle metodologie in presenza alle metodologie a distanza, delle metodologie cartacee a quelle digitali non deve far cadere nell’errore di fare stare il vecchio nel nuovo.

La strada da percorrere è il ribaltamento di alcuni stereotipi, per aiutare a ridefinire i confini di una didattica che oggi è a distanza e che si avvicini ad essere anche digitale.

Da alcune settimane la didattica scolastica si è trasformata in una questione interamente digitale.

E’ perciò necessario tracciare delle linee per il presente e per il futuro prossimo, prepararsi ad un cambiamento che l’emergenza sanitaria sta accelerando in modo esponenziale con prassi, osservate talvolta con sospetto, che sono entrate nella quotidianità di tutti i docenti. Il digitale ha bisogno di un ripensamento della didattica e degli spazi di apprendimento, di una decisa transizione da una trasmissione di contenuti a una “circolarità dell’apprendimento” (Fiorin).

Sarà necessario passare dalla fase di sperimentazione ad un processo cui dovrà avere accesso la più vasta platea possibile di studenti.

“Invece di maledire il buio, accendi una candela” amava dire Madre Teresa di Calcutta.
Il trasferimento delle metodologie in presenza alle metodologie a distanza, delle metodologie cartacee a quelle digitali non deve far cadere nell’errore di fare stare il vecchio nel nuovo.

La strada da percorrere è il ribaltamento di alcuni stereotipi, per aiutare a ridefinire i confini di una didattica che oggi è a distanza e che si avvicini ad essere anche digitale.

La didattica a distanza non può tenere il peso della lezione frontale.

Introdurre la “complessità” (per dirla con Edgar Morin) può aiutare il processo di apprendimento, poiché non chiede nozioni o conoscenze secche, ma abilita un ragionamento attraverso temi complessi e articolati, che richiedono una elaborazione per fare emergere le competenze reali.

Questa fase di didattica a distanza è il momento ideale per sperimentare il passaggio al compito di realtà.

Dare compiti “difficili” – come un compito autentico – significa cercare l’eccellenza, il “di più” (magis).

Più che mai in questa fase è importante stimolare la realtà e portarla nella teoria, costruire contenuti che stimolino gli studenti dentro ragionamenti complessi e non ripetitivi.

Riprodurre da remoto i tempi della presenza è fuorviante poiché con la didattica a distanza siamo al cospetto di un medium diverso.

NeIla didattica a distanza diviene quanto mai attuale una revisione della progettazione curricolare slegata dall’idea di programma, con la costruzione di curricoli anche temporalmente al passo con il processo di apprendimento degli studenti.

L’attività didattica in videoconferenza con modalità che ripetono una situazione in presenza, deve dare spazio alla centralità dello studente e alle sue domande dalle quali si può percepire la profondità e l’interesse.

Il processo si compie attraverso il coinvolgimento degli alunni ma anche delle famiglie ed è fondamentale il sostegno dei dirigenti scolastici in questo passaggio di innovazione.

Fabrizio Olati
Referente per le Tecnologie
Fondazione Gesuiti Educazione
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