"ANIME SALVE", OVVERO L'ELOGIO DELLA SOLITUDINE
Nel 1996 De André pubblicò l’album "Anime Salve" (
https://youtu.be/Xm85Zu74aDg), scritto a quattro mani con l’amico e collega Ivano Fossati.
Durante un concerto (
https://youtu.be/Lm4U-Nf0z2E) spiegò il significato di quell’album come una sorta di elogio della solitudine.
«Anime salve trae il suo significato dall’origine, dall’etimologia delle due parole “anime” “salve”, vuol dire spiriti solitari. È una specie di elogio della solitudine. Si sa, non tutti se la possono permettere […] però, sostanzialmente quando si può rimanere soli con se stessi, io credo che si riesca ad avere più facilmente contatto con il circostante, e il circostante non è fatto soltanto di nostri simili, direi che è fatto di tutto l’universo: dalla foglia che spunta di notte in un campo fino alle stelle. E ci si riesce ad accordare meglio con questo circostante, si riesce a pensare meglio ai propri problemi, credo addirittura che si riescano a trovare anche delle migliori soluzioni, e, siccome siamo simili ai nostri simili credo che si possano trovare soluzioni anche per gli altri».
La solitudine descritta da De André non è solo quella delle minoranze, ma quella di ogni uomo. Ed è per questo che lo stesso cantautore genovese aggiunge: «credo che Anime Salve sia soprattutto un discorso sulla libertà. Una libertà conquistata attraverso il disagio della solitudine. La solitudine porta anche a delle forme di libertà straordinarie: è faticosa, sicuramente, soprattutto quando la si vive come emarginazione e non come scelta personale».
Questo elogio della solitudine nella canzone Anime Salve diventa anche una riflessione sul tempo che passa, dove questo status consente di osservare meglio se stessi e la propria epoca, guardando sia al passato che al futuro, in una complessa dialettica di tempo interno e tempo esterno.
È forse il tempo di riconsiderare la solitudine, di mettersi ai suoi piedi senza disdegnarla, di sprofondare in essa senza paura alcuna, di abbracciarla e farsi abitare profondamente dalla tenerezza del suo tocco.
(Mariano Iacobellis S.I., su "Abitare nella possibilità" 🔗
https://mailchi.mp/laciviltacattolica.it/anp1)