Come comunicare in una società polarizzata | La Civiltà Cattolica

Come comunicare in una società polarizzata | La Civiltà Cattolica

ABSTRACT – Qual è l’atteggiamento, la forma mentis necessaria per essere buoni comunicatori in un contesto in cui la polarizzazione vuole imporre la propria legge a ogni discorso pubblico o privato?

La polarizzazione è un fenomeno antico quanto l’uomo; ma oggi tende a incrementarsi esponenzialmente di fronte a cambia­menti e incertezze su vasta scala. Anche nella Chiesa, in particolare negli Usa.

Papa Francesco nel suo ultimo messaggio per la Giornata mondiale delle comu­nicazioni sociali ha affermato:
«Nei social web troppe volte l’identità si fonda sulla contrapposizione nei confronti dell’altro, dell’estraneo al gruppo: ci si definisce a partire da ciò che divide piuttosto che da ciò che unisce, dando spazio al sospetto e allo sfogo di ogni tipo di pregiudizio (etnico, sessuale, religioso, e altri)».

Il Papa propone quattro atteggiamenti che possono aiutarci a configurare la forma mentis necessaria per discer­nere come comunicare bene in una società polarizzata.

Innanzitutto, non discutere con chi accusa e cerca di polarizzare. Afferma il Papa: «Con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie: silenzio. E preghiera».

Il silenzio evita che si rimanga impigliati nella spirale di accuse e condanne, dietro le quali c’è sempre lo spirito cattivo del «grande Accusatore». Si tratta di un atteggiamento opposto a quello di astrarsi o di disinte­ressarsi, che non è un’opzione, ma piuttosto una tentazione.

Secondo, non lasciarsi confondere da false contraddizioni. Ha scritto papa Francesco ai vescovi cileni: «Fratelli, le idee si discutono, le situazioni si discernono. Siamo riuniti per discernere, non per discutere».

Lo spirito cattivo, soprattutto in un contesto di tri­bolazione, cerca di trasformare i dissensi in conflitti. Per Guardini, la contraddizione è qualcosa che si dà soltanto nel pensiero e nel linguaggio, non nella realtà.

Il discernimento che ci rafforza nel dire «no» alla discussione che polarizza ha il suo principio e fondamento in un «sì» più pro­fondo e radicale: il «sì» della Misericordia divina a tutto il crea­to.

La misericordia «è la pienez­za della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio».

Si tratta, poi, di dire e di fare le cose «nello stile di Gesù», con un spirito buono, come diceva san Pietro Favre.

L’espressione che usa Francesco è «dare testimonianza in dialetto», nel «dialetto materno». In sostanza, per comunicare bene, il punto decisivo è trovare il filo di quel linguaggio che è alla base della vita, là dove dietro le parole si nasconde la fonte della tenerezza che ha reso possibile la vita in comune di ogni famiglia, di ogni comunità e di ogni popolo.

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