Telefoninia a scuola, a Roma l’Istituto Massimo li vieta dalle elementari alla maturità

Telefoninia a scuola, a Roma l’Istituto Massimo li vieta dalle elementari alla maturità

Telefoninia a scuola, a Roma l’Istituto Massimo li vieta dalle elementari alla maturità

È il primo istituto della Capitale totalmente «senza cellulari»: i ragazzi li consegnano al mattino ai bidelli e li riprendono alla fine delle lezioni. Il direttore generale: «Vogliamo farli crescere liberamente, creare relazioni interpersonali senza i social»

Niente chat o selfie tra i banchi. Dall’inizio dell’anno scolastico cellulari completamente banditi all’Istituto Massimo. La prestigiosa scuola paritaria dell’Eur gestita dai gesuiti - da cui è uscita una buona fetta dell’élite economica italiana e internazionale come Mario Draghi, Luca Cordero di Montezemolo, Luigi Abete e diplomatici come Staffan De Mistura - ha deciso di rendere definitivo l’uso dei telefonini dal primo giorno di elementari alla maturità. E così, dopo il liceo San Benedetto di Piacenza che ha fatto da apripista «bloccando» i cellulari degli alunni, anche a Roma si affaccia un percorso scolastico totalmente «sconnesso»

Dalla prima elementare alla Maturità

Dopo la fase di sperimentazione, l’Istituto Massimo diventa a tutti gli effetti «phone free»: tutti gli alunni, dalle elementari ai Licei Classico Internazionale e Liceo Scientifico Internazionale, devono consegnare all’ingresso ogni mattina ai bidelli tutti i telefoni cellulari personali che vengono posti all’interno di un contenitore trasparente e riconsegnati all’uscita. Per il Padre Giovanni La Manna, direttore generale dell’Istituto, la scelta è legata alla volontà di «aumentare la socializzazione tra i ragazzi ed evitare continue fonti di distrazione, che oggi non sono più solo i messaggi o le telefonate, ma continue notifiche. I ragazzi hanno guadagnato una maggiore concentrazione. Tutto questo è stato affiancato ad un uso sempre maggiore di tecnologie didattiche come tablet, LIM e anche realtà virtuale immersiva, inserite però in attività curriculari di gruppo. Vogliamo formare persone che usano la tecnologia e non che ne siano usati e sfruttati».

«Uno spazio libero»

L’Istituto ha corsi su tematiche legate all’ambiente, all’accoglienza, alle tecnologie spaziali, alla storia dell’arte alla robotica e stampa 3D. «Il divieto è stato introdotto per offrire agli studenti uno spazio libero per farli crescere e ragionare liberamente, senza la pressione generata da tutte le App che devono «monetizzare» i loro servizi apparentemente offerti gratuitamente. Uno spazio in cui ci sia ancora posto per relazioni interpersonali non mediate per forza dalla tecnologia», conclude il direttore.

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