Perché fare le leggi pensando ai «furbetti» genera solo «furbetti»

Perché fare le leggi pensando ai «furbetti» genera solo «furbetti»

“ogni uomo dovrebbe essere considerato come un furfante con nessun altro scopo, in tutte le sue azioni, del perseguimento dell'interesse privato.
Con questo interesse lo dobbiamo governare e, per mezzo di esso fare in modo che, nonostante la sua insaziabile avarizia e ambizione, egli possa concorrere al bene pubblico”. ( David Hume )

In un famoso passaggio dei suoi “Essays” (1741), quello dedicato all'indipendenza del Parlamento, il filosofo scozzese, David Hume, stabilisce il principio primo della moderna progettazione istituzionale; nel predisporre ogni codice di regole comuni, a partire dalle costituzioni e giù fino alle leggi e ai regolamenti - scrive Hume:
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Lo scozzese non era né il primo, né sarà l'ultimo ad assumere questa prospettiva. Due secoli prima di lui, Machiavelli aveva notato, nei “Discorsi sopra la prema deca di Tito Livio” (1513-18) essere: “necessario a chi dispone una repubblica e ordina leggi in quella, presupporre tutti gli uomini”.
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