Amazzonia e diritti umani | La Civiltà Cattolica

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MAZZONIA E DIRITTI UMANI

Arturo Peraza - 5 gennaio 2019

– Papa Francesco ha convocato per l’ottobre del 2019 un Sinodo sul tema «Amazzonia, nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale».

Lo scopo sarà interrogarsi su come la Chiesa possa predicare meglio il messaggio di Gesù alla luce di ciò che accade in questo vasto territorio definito «amazzonico» o anche «panamaz­zonico» e, a partire da lì, aprirsi alla realtà universale che pure patisce condizioni analoghe a quelle vissute in Amazzonia.

Il Documento Preparatorio per il Sinodoconstata che «nella foresta amazzonica, di vitale importanza per il pianeta, si è scatenata una profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una “cultura dello scarto” (Laudato si’, n. 16) e una mentalità estrattivista».

L’estrattivismo è un modello produttivo basato su «un’alta dipendenza dall’estrazione intensiva (in grandi volumi) di risorse naturali, con una bassissima fase di trasformazione (valore aggregato) e destinata alla vendita all’estero (esportazione)».

Que­sto modello, da una parte, prevede l’utilizzo in­tensivo delle risorse agricole e forestali; dall’altra, lo sfruttamento minerario e degli idrocarburi.

Entrambe le attività causano un forte impatto sull’ambiente, soprattutto sulle fonti di acqua dolce. A loro volta, ne risentono la biodiversità e l’ecosistema amazzonico in generale.

Di solito gli Stati restano vincolati al ciclo dei prezzi di queste materie prime e non possono svincolarsene nei momenti in cui sono in ribasso. Il mo­dello, oltre a essere predatorio, non riesce a produrre vera ricchezza nelle nazioni che ne vivono, ma soltanto strutture di dipendenza, che finiscono col lasciarle ancora più in miseria.

Sotto questo pro­filo, è emblematico il caso del Venezuela, imperniato sulla rendita petrolifera.

Questo tipo di sfruttamento mette in crisi la vita delle comunità e dei popoli ancestrali dell’Amazzonia, costretti a spostarsi e ad assumere nuovi stili di vita estranei alle loro tradizioni, fino al limite dell’etnocidio.

A essere colpite sono soprattutto le popolazioni che vivono in in­sediamenti fluviali e alle foci dei fiumi.

Un caso paradigmatico è la costru­zione e l’entrata in funzione della diga di Belo Monte, in Brasile.

La cronaca racconta anche dell’assassinio dei leader che difendono tali comunità e il loro ambiente.

Ora, di fronte a questa situazione, la Chiesa vuole denunciare le situazioni di peccato e avere una voce profetica che apra la via alla speranza.

A tale scopo il Sinodo si propone di ascoltare non soltanto i vescovi re­sponsabili della zona, ma le loro stesse comunità, specialmente i popoli originari, quelli delle zone fluviali e altri che vivono in quel territorio.

Il Sinodo è chiamato ad annunciare con Cristo la volontà del Padre di salvare il suo creato.

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