Nel 2019 ricorrono i 100 anni dell'appello di Sturzo "Agli uomini liberi e forti". Il dibattito per rileggere - e a volte per tirare dalla propria parte - quell'esperienza di unità politica dei cattolici è già iniziato. Ritornerò sul tema con uno studio.
Qui mi limito a ricordare che la condizione principale del «buon politico», secondo lo statista di Caltagirone, deve aderire ad una serie di virtù, come l’onestà e la sincerità, il distacco dal denaro e la responsabilità di non sprecare i finanziamenti pubblici, non coprire le malefatte dei dipendenti pubblici e non promettere l’irrealizzabile.
E ancora: avere a cuore le necessità dei cittadini, non affidare incarichi ai parenti e «quando non si sa, occorre informarsi, studiare, discutere serenamente, obiettivamente, mai credere di essere infallibili». In mezzo a tante parole che umiliano e falsificano l’azione, «il silenzio è d’oro, - scriveva Sturzo -specialmente in politica. Oggi si parla troppo e quindi si usano verità, mezze verità, verità apparenti, infingimenti e menzogne».
Nel tempo della politica spettacolarizzata risuona attuale anche un'altra regola di Sturzo: «Quando la folla ti applaude, pensa che la stessa folla potrà divenire avversa, non inorgoglirti se approvato, né affliggerti se osteggiato.
La politica è un servizio per il bene comune». Tutto questo, a livello antropologico, la chiamiamo responsabilità verso l’ambiente, il lavoro e le nuove generazioni.
Pubblicato in VITA PASTORALE del mese di gennaio 201
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