Il bello della politica (e il nostro appello)

Il bello della politica (e il nostro appello)

Dopo due primi passaggi su Repubblica e su Avvenire oggi è uscito il nostro appello (con Marco Bentivogli, Mauro Magatti e Alessandro Rosina) sull’Espresso.
Un’occasione per riflettere, oltre che sui suoi contenuti specifici, su cosa sia oggi la politica e una politica di successo.

La politica non la fa solo chi è in parlamento o è in prima linea nel difficilissimo compito di amministrare territori, la facciamo e la possiamo fare tutti, soprattutto oggi che la realtà digitale consente forme d’interazione e partecipazione impensabili in passato.

La politica, e più in generale la partecipazione e l’impegno sociale, è innanzitutto una grande occasione per rendere la nostra vita felice e ricca di senso.

La vita è una cosa bellissima e generativa se sappiamo andare oltre il nostro ombelico e sappiamo mettere forze, energie e competenze alla ricerca e al servizio di qualcosa che ci trascende.

Partecipare ed appassionarsi alla vita pubblica con il desiderio di migliorare la vita dei nostri simili (non solo la nostra a scapito di chi ci circonda) è già un premio all’impegno politico.

La politica (come molte altre attività nella civiltà ipercompetitiva in cui viviamo) è rovinata oggi dall’ossessione della performance.

Come nel calcio e nello sport si dà un pessimo esempio quando si afferma che conta solo chi vince rovesciando il principio DeCoubertiniano, così in politica si vive ossessionati dai sondaggi e dal consenso.

Ma il vero successo dell’attività politica non è lì.
Chi conquista anche per un periodo prolungato la maggioranza dei consensi nel paese facendo leva sul peggio delle nostre pulsioni (paura, aggressività, conflitto con categorie di cittadini che diventano capro espiatorio) sta facendo un pessimo servizio alla nostra civiltà e al progresso dell’umanità.
E finisce per creare società più tristi, insoddisfatte e rancorose.
Senza minimamente contribuire a risolvere i problemi sul tappeto.

Il vero successo in politica sta nel costruire idee, visioni, proposte politiche, che facciano veramente compiere passi avanti in direzione del ben-vivere e del bene comune.
E paradossalmente questo successo non si misura sulla percentuale dei tuoi voti ma sulla capacità di contagiare tutte le forze politiche con queste nuove idee.

Se anche sei stato fermato al confine e la tua parte politica non è cresciuta ma “la musica è passata”, come ricorda una famosa canzone di Ivano Fossati, il successo c’è stato ed è pieno.

E’ l’idea di generatività politica che ha in mente papa Francesco quando in uno dei suoi più bei passaggi parla del “tempo superiore allo spazio” ricordando che “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi” e che “Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci.”

L’ambizione del forum civico che proponiamo con il nostro appello è proprio questa. Siamo contro tutti e contro nessuno. Perché siamo contro una certa cultura e un certo modo di vedere il paese. E siamo a favore di chiunque riconosca e persegua il vero progresso umano, sociale ed economico.

“Il pane e le rose” è il famoso slogan con cui è diventato famoso lo sciopero degli operai di Lawrence nel 1912. Il fatto che in condizioni materiali ben più dure e difficili delle nostre gli operai inglesi chiedevano questo la dice lunga sul fatto che successo e realizzazione nella vita sia qualcosa di più della pur necessaria e basilare soddisfazione di esigenze materiali.

Il progresso da quei giorni in poi, tra avanzate e arretramenti, c’è stato e con esso le aspettative sono diventate molto maggiori.
Oggi i due terzi della società che protesta non chiedono pane e rose.

Chiedono molto di più.

Vogliono un lavoro degno, cibo di qualità, servizi sociali ed assistenza sanitaria per accedere ai benefici del progresso scientifico che consente di sconfiggere malattie un tempo incurabili, connessione digitale per accedere all’enorme ricchezza ed abbondanza di merci senza peso in rete.
Ma soprattutto hanno bisogno per una vita ricca e felice di relazioni sociali di qualità e di investire le loro energie per qualcosa di più grande.
Hanno bisogno di una vita generativa che vuol dire poter contribuire al bene di altri esseri umani.

In questi anni ricchissimi di impegno sui territori, in giro per il paese dove si crea lavoro abbiamo scoperto tante pratiche di eccellenza e soluzioni capaci di rendere generativa la vita di tutti.
Anche dei più deboli, degli scartati e di chi si trova in condizioni difficili (dai NEET, agli anziani non più autosufficienti).

Il dono che vorremmo fare al nostro paese con questo appello è quello di una visione, di proposte e di soluzioni in grado di rendere le vite di tutti più generative. Partendo dal problema più urgente, quello della dignità del lavoro.

Il pane, le rose e molto di più.

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