IL BENE COMUNE DELL'INFORMAZIONE by La Civiltà Cattolica
20 settembre 2018
IL BENE COMUNE DELL'INFORMAZIONE
Sat, Sep 29 from 6:00 - 8:00pm olEo Politics & Society
“Il bene comune dell’informazione. Quando le parole sono ponti e non sono pietre”.
Questo il tema della tavola rotonda che si svolgerà sabato 29 settembre, alle 18, nella sede di “Civiltà Cattolica” a Roma (via di Porta Pinciana 1).
“Ai giornalisti che hanno la responsabilità di costruire la coesione sociale, Kapuscinski scriveva: ‘Il cinico non è adatto a questo mestiere’. Non si tratta di voler un giornalismo buono e buonista – si legge in una nota –, ma di contare su giornalisti che sappiano dare notizie ‘vere e buone’ immersi nelle tragedie e nelle contraddizioni del mondo ma capaci di conservare uno sguardo che sappia vedere oltre. E tutto questo oltre ad ogni codice etico, ma a partire dalla coscienza di ogni giornalista”.
“Non possiamo nascondere un allarme: molte trasmissioni televisive – prosegue la nota – sono pensate come arene moderne in cui il giornalista, invece di essere arbitro, gioca il ruolo del ‘gladiatore’, scendendo in campo per lottare e vincere”. Così “si può conquistare audience, ma non fare cultura”, precisa la nota. Inoltre, “se l’incontro diventa sistematicamente scontro e la parola urlata sostituisce quella condivisa, il confronto democratico ne risulta svilito e messo in pericolo... ripartiamo da qui!”, conclude la nota.
livestream.com/laciviltacattol…mp;medium=email
Sat, Sep 29 from 6:00 - 8:00pm olEo Politics & Society
“Il bene comune dell’informazione. Quando le parole sono ponti e non sono pietre”.
Questo il tema della tavola rotonda che si svolgerà sabato 29 settembre, alle 18, nella sede di “Civiltà Cattolica” a Roma (via di Porta Pinciana 1).
“Ai giornalisti che hanno la responsabilità di costruire la coesione sociale, Kapuscinski scriveva: ‘Il cinico non è adatto a questo mestiere’. Non si tratta di voler un giornalismo buono e buonista – si legge in una nota –, ma di contare su giornalisti che sappiano dare notizie ‘vere e buone’ immersi nelle tragedie e nelle contraddizioni del mondo ma capaci di conservare uno sguardo che sappia vedere oltre. E tutto questo oltre ad ogni codice etico, ma a partire dalla coscienza di ogni giornalista”.
“Non possiamo nascondere un allarme: molte trasmissioni televisive – prosegue la nota – sono pensate come arene moderne in cui il giornalista, invece di essere arbitro, gioca il ruolo del ‘gladiatore’, scendendo in campo per lottare e vincere”. Così “si può conquistare audience, ma non fare cultura”, precisa la nota. Inoltre, “se l’incontro diventa sistematicamente scontro e la parola urlata sostituisce quella condivisa, il confronto democratico ne risulta svilito e messo in pericolo... ripartiamo da qui!”, conclude la nota.
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