Culture diverse, quale democrazia? Voci ed esperienze dal mondo

La crisi della democrazia è oggetto di preoccupazione e di dibattito in tutto il mondo. Ovunque si registrano affaticamento, perdita di appeal, soprattutto tra i giovani, e scollamento tra le procedure del passato e l’evoluzione della società. D’altra parte, emergono anche segnali di resilienza degli ideali democratici e, specie nei Paesi con regimi autoritari, la democrazia suscita ancora entusiasmo e mobilitazione.



Il dibattito è spesso condotto a partire da prospettive nazionali, o al massimo occidentali, mentre è importante rendersi conto che si tratta di una questione globale. Nelle pagine che seguono offriamo tre riflessioni da continenti diversi come stimolo ad ampliare il nostro orizzonte. Il modo in cui Paesi e culture diverse si interrogano sulla democrazia può essere fecondo anche per noi, innanzi tutto per renderci consapevoli dei limiti della nostra visione e favorire così un’autentica cultura dell’incontro. Da questa operazione emergono anche alcuni nodi che in tutto il mondo devono essere affrontati per il rilancio della democrazia. Ne indichiamo qui tre:



Rapporto tra nazionale e globale.Ormai le questioni sociali e politiche più importanti non sono solo nazionali, ma hanno sempre una dimensione globale, che spesso è la principale. In questo scenario, se i sistemi democratici restano ancorati alla dimensione nazionale rischiano il fallimento, diventando un insieme di forme e procedure, utilizzate dai poteri economici globali (lobby, giganti della finanza e della comunicazione, ecc.) per legittimare progetti di dominio, sfruttamento e omologazione culturale.



Pluralismo sociale e culturale. Tra le conseguenze più evidenti dei processi di globalizzazione vi è l’esplosione del pluralismo. Anche a livelli molto locali, si sperimenta la varietà se non l’eterogeneità delle forme di vita, delle tradizioni culturali e religiose o dei valori di riferimento. Piuttosto che cercare un sostrato omogeneo a fondamento della vita sociale, le democrazie dovrebbero sperimentare modalità di accoglienza di questa diversità.



La questione del demos. Globalizzazione e pluralismo riaprono la questione del demos, cioè del popolo che della democrazia è soggetto. Nel XIX secolo era stata risolta sul cardine della cittadinanza all’interno di Stati nazionali di cui si supponeva e talvolta si forzava l’omogeneità. A che cosa possiamo fare riferimento oggi? Diventa inevitabile tornare a porre la questione di chi del demos non è considerato parte (i “non cittadini” che stanno aumentando in tutti i Paesi) o non se ne considera parte perché non sente la propria differenza adeguatamente riconosciuta e rappresentata (le numerose minoranze). A chi e di chi parla la democrazia, in un mondo sempre più diviso tra un’élite globale di privilegiati e masse locali in condizioni sempre più precarie? L’inclusione di chi è ai margini, perché possa portare il proprio contributo alla società a cui appartiene, non è un optional per una democrazia autentica.
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Pascal Pax Andebo
Jorge Cela Carvajal
Giacomo COSTA
Louis PRAKASH
America latina: la gestione escludente del potere
di Jorge Cela Carvajal SJ, coordinatore della rete dei centri Loyola, L’Avana (Cuba)
Africa: coinvolgere i giovani per cambiare rotta
di Pascal Pax Andebo, Ufficio Ricerca e Advocacy, Jesuit Justice and Ecology Network Africa (JENA)
Asia: il crogiuolo indiano
di Prakash Louis SJ, scrittore, ex direttore dell’Indian Social Institute, Nuova Delhi (Ind

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