Il Rapporto Symbola. Ecco che cosa rende sostenibile il volo dell'Italia

Il Rapporto Symbola.
Ecco che cosa rende sostenibile il volo dell'Italia

Leonardo Becchetti - sabato 6 luglio 2019

A tutti coloro che si sorprendono del volo del 'calabrone Italia', nonostante risse, partigianerie e teatralità spesso fine a se stessa di cui è intrisa la nostra politica, si consiglia la lettura dell’ultimo Rapporto Symbola presentato ieri a Treia.

L’unico sovranismo di cui abbiamo veramente bisogno è quello che porta a non sottovalutare (e a potenziare) i punti di forza del nostro Paese.

Il Rapporto con un’analisi ricca di cifre è una terapia contro la nostra storica malattia di sottovalutarci (l’indagine Ipsos associata al Rapporto indica che quasi un italiano su cinque non crede ai nostri primati).
E racconta innanzitutto di un Paese che è tra i primi cinque del mondo come attivo nella bilancia dei pagamenti del settore manifatturiero dietro a Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone, primo per valore aggiunto in agricoltura in Europa, sesto nel mondo come robot installati per la produzione, secondo al mondo come quota di mercato nel settore della moda e come saldo commerciale nel settore del legnoarredo.

Tra i primissimi per investimento in ricerca e sviluppo, innovazione e citazioni scientifiche, primo in Europa per la produzione di farmaci. Un dato a mio avviso tra i più interessanti e originali su cui soffermarsi è che l’Italia ha la leadership in alcuni ambiti della sostenibilità ambientale e dunque un piede avanti rispetto agli altri nell’unico futuro possibile.

Siamo i leader nell’economia circolare con la più alta percentuale di materia 'seconda' nelle produzioni (18,5%), abbiamo emissioni di gas serra in agricoltura inferiori a quelle degli altri Stati europei, con il rapporto più basso tra contributi europei e valore aggiunto, e siamo i primi nell’Unione anche per numero di produttori nell’agricoltura biologica.

Sull’importanza di questo primato vale la pena citare ancora una volta la famosa lettera di fine 2018 del fondatore di BlackRock (il primo fondo d’investimento mondiale con 6.300 miliardi di dollari di masse amministrate) alle maggiori multinazionali mondiali.

Nella lettera si ammoniva che fuori dalla sostenibilità ambientale e sociale «non c’è futuro », perché prima o poi si perde il conflitto con qualcuno dei diversi attori sociali.

Essere leader in molti settori della sostenibilità vuol dire dunque essere un passo avanti agli altri nella trasformazione che tutti i sistemi economici sono chiamati a compiere nel prossimo futuro (ma già oggi il rapporto indica che le imprese italiane che investono in tecnologie green dichiarano in percentuale maggiore di aver registrato un aumento dell’export rispetto a quelle che non lo fanno).

E avere i favori degli investitori finanziari che sanno di puntare su imprese che si cautelano dal rischio di irresponsabilità sociale e ambientale che rappresenta una minaccia seria alla loro sostenibilità di lungo periodo.
Questa enorme ricchezza di idee, innovazione e capacità organizzativa, non ci stanchiamo mai di ripeterlo, ha bisogno di un sistema che aiuti e non faccia invece da zavorra. Un Paese che ha la sua forza nel sistema delle medie e delle piccole imprese deve avere istituti giuridici e sistemi finanziari più adatti ad assicurare la trasmissione intergenerazionale d’impresa.

Dobbiamo assolutamente ridurre il gigantesco spread rispetto agli altri Paesi sulla durata delle cause civili e sull’efficienza della burocrazia.

Le norme sugli appalti che regolano il 'voto col portafoglio' pubblico non possono essere vittime dell’idolatria del prezzo minimo (che qualcuno sempre paga) favorendo chi sfrutta il lavoro, l’ambiente e mette a rischio la nostra salute facendo perdere le imprese sostenibili che sono il nostro futuro.
E nonostante sia la ricerca della qualità e dell’innovazione la medicina migliore ci vuole comunque una politica coerente contro il dumping sociale con sistemi di imposte sui consumi che penalizzino le filiere che ci fanno concorrenza con standard di sostenibilità sociale e ambientale inaccettabili anche sulla base dei livelli di vita dei Paesi d’origine.

Semplificando brutalmente esistono quattro gruppi di imprese.

Quelle sulla via della sostenibilità e quelle poco attente al problema che a loro volta possono essere economicamente efficienti o non efficienti.

I due gruppi delle sostenibili e non sostenibili inefficienti si escludono da soli e purtroppo le sostenibili inefficienti fanno una cattiva pubblicità alla sostenibilità.

Il terzo gruppo delle non attente alla sostenibilità ma economicamente efficienti sembra a prima vista essere un gruppo 'vincente', ma in realtà è molto esposto al rischio 'Esg', ha meno futuro ed è visto con sospetto dai fondi d’investimento.

Il vero gruppo vincente, da un punto di vista economico e dal punto di vista umano, sociale e ambientale è quello delle imprese sulla via della sostenibilità ed economicamente efficienti. Il pregio del Rapporto Symbola è quello di saper concentrare l’attenzione proprio su questo gruppo indicando al suo interno i nostri punti di forza. E dando implicitamente un’indicazione di rotta per il sistema Paese verso sostenibilità e performance economica.

Leonardo Becchetti

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