I colombiani sono un popolo nobile che non ha paura di esprimersi

I colombiani sono un popolo nobile che non ha paura di esprimersi e di far vedere quello che sente

“Sono rimasto commosso della gioia della tenerezza della gioventù, i colombiani sono un popolo nobile che non ha paura di esprimersi e di far vedere quello che sente”. Queste sono le parole di apertura della conferenza stampa sul volo di rientro dalla Colombia. Nel discorso trova spazio il consueto mosaico di temi a seconda degli interessi geopolitici dei giornalisti. Il Venezuela col presidente Maduro, gli immigrati Usa e le intenzioni del presidente Trump. I migranti dalla Libia, con l’apprezzamento per l’Italia dalle porte aperte, e le responsabilità dei governi mondiali rispetto a un clima che troppo spesso causa tragedie.

Di consueto le domande d’apertura spettando ai cronisti del Paese appena visitato chiedendo al Papa un’opinione sulla Colombia post eversione armata e sulla corruzione. La guerriglia, afferma Francesco, è stata “una malattia” ma riconosce l’esistenza di “passi che danno speranza”. “Ringrazio tanto” l’ELN, dice, riferendosi a quella sigla della guerriglia colombiana che diversamente dalle FARC non parla di pace ma solo di tregua. E aggiunge di aver “percepito” che “la voglia di andare avanti in questo processo va oltre i negoziati”, “è una voglia spontanea”, e lì, assicura “c’è la forza del popolo”, che però “va aiutato con la vicinanza e la preghiera” e “con la comprensione”.

La corruzione è uno dei temi forti di Papa Francesco e ricorda il libro scritto sull’argomento e anche le convinzioni già espresse sul corrotto, persona che “si stanca di chiedere il perdono e si dimentica di chiederlo” a Dio che non lo negherebbe. È possibile “replicare il modello Colombia”, cioè di un negoziato a più voci. Certo, è già accaduto, conferma il Papa alla domanda posta da un giornalista colombiano, ma il fatto è che più dell’Onu, più dei politici e dei tecnici, “un processo di pace andrà avanti se lo prende il popolo”. Altrimenti, saranno “compromessi” poco risolutivi.

Una giornalista italiana dopo essersi rassicurata della salute di Francesco dopo l’incidente lo coinvolge sul tema ambientale. Gli uragani ravvicinati che stanno distruggendo ampie aree del Centroamerica sono un dramma che, riafferma, richiama ognuno alle proprie “responsabilità morali”, compresi i governanti che “hanno le loro”. Basta consultare gli scienziati, indica loro “sono chiarissimi”.

Ai giornalisti italiani interessa inoltre la presa di posizione del Papa sui ritardi dei governi circa l’immigrazione. Perché non sono solleciti come si dovrebbe mentre lo si è ad esempio sulla vendita delle armi? Perché l’uomo “è uno stupido”, ribatte il Papa citando la Bibbia e quando decide di non vedere “non vede”. E sulla gestione delle partenze di disperati dalla Libia, Francesco dice non aver trattato il tema durante l’incontro avuto col premier italiano Gentiloni e soprattutto di avvertire un “dovere di gratitudine” verso l’Italia e la Grecia “perché hanno aperto il cuore ai migranti”. Tuttavia, insiste il Papa, la vera questione in gioco è “l’integrazione” o il suo rovescio. “Cuore sempre aperto, pazienza, integrazione e vicinanza umanitaria”, indica, invitando l’umanità a prendere “coscienza” dei “lager nel deserto” dove si spezzano i sogni di tanti migranti e riconoscendo al governo italiano di stare “facendo di tutto per risolvere problemi umanitari, anche quelli che non può risolvere”.

Sempre parlando di immigrazione, Francesco viene interpellato anche sull’abolizione della legge statunitense “Dreamers” (che toglie le tutele volute da Obama per 800 mila minori immigrati illegalmente – ndr). Pur ammettendo di non conoscerne a fondo i termini, il Papa spera in inversione di tendenza. “So che il presidente Usa”, osserva, “si presenta come uomo pro-life. Se è un buon pro-life, capisce ce la famiglia è la culla della vita e si deve difenderne l’unità”, giacché se ai giovani si staccano le radici, droga, dipendenze e suicidi diventano le terribili vie d’uscita. Riguardo il venezuelana il Papa scandisce che “la Santa Sede ha parlato forte e chiaramente” e che circa le dichiarazioni del presidente Maduro tocca a lui spiegarle. Quello che è “più doloroso” per Francesco è il “problema umanitario” e che su questo l’Onu “debba farsi sentire” per dare un aiuto.

Francesco sceglie di congedarsi così come si era presentato, parlando di quanto la Colombia lo abbia colpito, in particolare dai papà e le mamme che alzavano i loro bambini al suo passaggio per farglieli vedere e benedire. Questo “è un simbolo di futuro, di speranza”, conclude. Un popolo “capace di fare bambini e poi di farli vedere come fossero tesoro quello è un popolo che ha speranza e ha futuro”.

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