Un aiuto al dubbio: il consiglio | La Civiltà Cattolica

Un aiuto al dubbio: il consiglio | La Civiltà Cattolica

ABSTRACT – Consigliare chi è nel dubbio è un’opera di misericordia spirituale ampiamente attestata fin dalle origini del cristianesimo, e mostra la dimensione anche intellettuale, sapienziale della sequela di Gesù e dell’esercizio della carità: una carità che si esprime nel servizio della verità, come ha ricordato Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate.

«Consigliare i dubbiosi», insieme a «insegnare agli ignoranti» e a «consolare gli afflitti», è stata compresa tra le cosiddette «opere della vigilanza», tra quelle azioni cioè che favoriscono la consapevolezza, educano lo sguardo, invitano a uscire da se stessi.

Nessuno però può consigliare su qualunque cosa. Non solo per questione di competenza: occorre la libertà del cuore, il distacco necessario per riconoscere ciò che può essere il bene per l’altro. Se si è troppo coinvolti con la persona o con la questione sottoposta, ci si ritrova in una situazione ingestibile.

È importante dissipare altri possibili fraintendimenti. Non è raro il caso di chi cerca consiglio per ottenere piuttosto una mera rassicurazione psicologica o emotiva su qualcosa che ha già comunque deciso di compiere o di non fare. D’altra parte, c’è chi pretende una certezza assoluta, imbarcandosi in un’impresa impossibile. Il card.
Martini notava come spesso gli venisse chiesto, più che un consiglio, un «oracolo», un dettame infallibile capace di allontanare il dubbio, piuttosto che lasciarsi istruire da esso per compiere in maniera più piena la volontà di Dio.
È un equivoco spesso presente nell’esperienza religiosa: non si cerca l’incontro con il Signore, ma semplicemente di stare bene, anche a costo di condurre una vita mediocre.

Quindi, consigliare i dubbiosi non è una tecnica da apprendere, una sorta di abilità persuasiva, ma significa indicare una pista sapienziale da percorrere insieme, offrendo una possibile lettura del contesto in cui il problema si trova collocato.

Per S. Ignazio di Loyola, «fare discernimento» significa soprattutto inserire il punto in questione all’interno del proprio percorso di vita.
Anche per questo, tale opera di misericordia non si esaurisce nel dialogo con il dubbioso, ma conosce un tempo successivo di verifica, nella vita concreta.
Questo aspetto, spesso trascurato da chi cerca consiglio, è invece fondamentale per la sua valutazione.

Consigliare i dubbiosi significa riconoscere la complessità dell’esistenza, ma anche che il bene non è vacuo.
All’interno di una certa situazione, assunta con consapevolezza, siamo chiamati a valutare e a decidere, nella certezza che ci sono offerte le capacità sufficienti per compiere quel bene concretamente.

Giovanni Cucci

Quaderno 4010 - pag. 127 - 140 Anno 2017 - Volume III

l’articolo integrale nel il quaderno 4010

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