Giovani, lavoro e dignità della persona - L'umano nella città

Giovani, lavoro e dignità della persona - L'umano nella città

GIOVANI, LAVORO E DIGNITÀ DELLA PERSONA

“Anche se la finestra è la stessa, non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose: la veduta dipende dallo sguardo” affermava la poetessa Alda Merini. E’ stato uno sguardo posato sulla realtà in modo attento e commosso quello donato ai visitatori del Meeting per l’amicizia fra i popoli durante l’incontro di martedì 22 agosto sul tema “Giovani, lavoro e dignità della persona”. Le riflessioni sul mondo del lavoro sono state il cuore di questa 38° edizione a partire dalla simbolica frase “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo” tratta dal “Faust”, uno dei poemi più noti di J.W.Goethe in cui si parla di illusioni, di sogni, di aspettative. Cosa prova un giovane quando gli diciamo che deve riguadagnarsi l’eredità dei padri? Facciamo promesse difficili da mantenere, perché chiediamo troppe volte ai nostri giovani di aspettare. E aspettando si rinuncia. Si rinuncia alla famiglia, ad avere figli, a sperare e a costruire un mondo migliore. Il peso della disoccupazione sembra schiacciare il nostro Paese con un tasso che resta stabile all’11,9%. Non è certo il sogno che speravamo di vivere, ma quel “lavoro promesso. Libero, creativo, partecipativo e solidale” descritto da Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium non è un’utopia. Intanto è il titolo dell’ultimo libro del Padre gesuita Francesco Occhetta presentato in anteprima proprio al Meeting e dal 7 settembre in tutte le librerie (Francesco Occhetta, Il lavoro promesso. Libero, creativo, partecipativo e solidale, Àncora Editrice, Milano, 2017, p.144, € 15.00). Un libro «scritto ascoltando i giovani flessibili e innovativi e il loro linguaggio», in cui nella copertina è raffigurato un seminatore che semina e genera vita e un nuovo modo di stare insieme. Il testo con le sue riflessioni illuminanti si inserisce all’interno di un percorso costruttivo in preparazione della 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre prossimi. Non tutto il lavoro è uguale: c’è il lavoro buono e il lavoro cattivo; quello produttivo e quello improduttivo; quello degno e quello sfruttato; ci sono lavori umani e lavori disumani. «E’ questa la soglia che siamo chiamati a discernere per mettere a frutto ciò che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri, denunciando i lavori disumani che umiliano la nostra dignità e aumentano il conflitto sociale e la competizione. I lavori umani descritti nel Vangelo sono quelli che intravedono nell’altro un punto di riferimento, perché l’“io” ha sempre bisogno di un “tu”» afferma Padre Occhetta. Al dibattito sul lavoro in occasione della kermesse riminese, moderato dal giornalista di “Avvenire” Paolo Viana, ha partecipato anche Mauro Magatti, Professore Ordinario di Sociologia Generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Segretario del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Magatti ha ricordato l’importanza di questo appuntamento nella storia della Chiesa, nato nel 1907 su iniziativa di Giuseppe Toniolo, durante il quale come comunità ecclesiale si interloquirà con la società in quanto tale. «Ci ritroveremo come cattolici per riflettere, dare un segno, rilanciare proposte costruttive di fronte a questa emergenza del lavoro giovanile. Ci lasceremo guidare da quattro parole chiave: la denuncia; l’ascolto; la raccolta delle buone pratiche da moltiplicare e diffondere; il fare proposte.» Per il Prof. Magatti l’Italia deve ripensare la questione del lavoro giovanile in una prospettiva storica: abbiamo bisogno di uno sforzo straordinario che eviti il conflitto tra le generazioni e costruisca al contrario una nuova alleanza, dopo la crisi del 2008. Abbiamo smesso di fare investimenti produttivi guidati da una progettualità, abbiamo rinunciato a scommettere nelle persone e ci siamo accontentati di vivere della ricchezza che avevamo già.

E’ necessaria una conversione culturale che metta al centro del sistema non il consumo ma il lavoro degno e costruttivo per la persona e per il benessere collettivo. «La nostra settimana sociale parte dai volti e dalle storie delle persone al di là delle statistiche»: sono le parole al Meeting di S.E. Mons. Filippo Santoro. L’Arcivescovo di Taranto, Presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, riprendendo il testo di Don Giussani “L’io, il potere, le opere” sottolinea quanto il senso del lavoro sia centrale nella vita dell’uomo. Qui Don Giussani parla di una insofferenza, non nel senso rabbioso, ma nel senso della preoccupazione, del non stare tranquilli per chi non ha lavoro. “Un uomo conosce se stesso solo in azione, durante l’azione, mentre è in azione” come suggeriva San Tommaso d’Aquino, perciò se uno non ha lavoro tende a smarrire se stesso, il senso per cui vive. Il lavoro è la forma espressiva dell’uomo che ama Dio, “l’eterno lavoratore dell’universo” e identifica dunque la persona in azione nel suo rapporto con l’infinito, senza essere ridotto a tecnica, ma al cuore, al senso religioso, fattore ultimo dei bisogni umani.

BY OCCHETTA.F 23 AGOSTO 2017 0
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