Nuove foto aggiunte

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Come funziona il sostegno a distanza

Leggiamo e sentiamo quotidianamente sui giornali e negli spot televisivi della possibilità di attivare il nostro spirito di solidarietà e giustizia per dare un futuro a bambini che sono nati e stanno crescendo in contesti disagiati.

Si parla spesso dei paesi poveri del mondo, dove purtroppo la povertà, l’emarginazione, le guerre e le ingiustizie sociali vanificano i diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti a tutti i bambini del mondo: la salute, il cibo, l’istruzione, l’educazione, l’infanzia.

Così in questi spot ci viene proposto di attivarci in concreto per diventare genitori adottivi a distanza e poter contribuire alla crescita di un bambino, pur restando noi a vivere nel nostro mondo e lui nel suo.
Non si tratta cioè di accoglierlo in casa nostra, ma di dargli la possibilità di crescere nella sua realtà con il nostro aiuto. Ma cosa significa esattamente? Cerchiamo di capire l’adozione a distanza, cos’è e come funziona.

Indice
• 1 Adozione a distanza: cos’è?
• 2 Adozione a distanza e adozione internazionale: sono la stessa cosa?
• 3 Chi gestisce le adozioni a distanza?
• 4 Quali tipologie di adozione a distanza esistono?
• 5 Adozione a distanza come funziona?
• 6 Posso andare a trovare il bambino che ho adottato?
• 7 Adozione a distanza: posso tenere i contatti con il bambino?
• 8 Che succede quando il bambino adottato diventa maggiorenne?
• 9 Adozione a distanza: posso interromperla quando voglio?

Adozione a distanza: cos’è?

Tornando sempre ai nostri spot televisivi, quello che ci viene proposto mentre scorrono immagini di bimbi poveri e malnutriti, è di attivare un sostegno a distanza con pochi euro al mese. Soldi che serviranno per nutrire, far studiare e far crescere un bambino o una bambina e la sua comunità.
Quello che ci viene proposto in sostanza è di attivare un’adozione a distanza, conosciuta anche come sostegno a distanza: una forma di donazione periodica e continuativa finalizzata a un progetto di solidarietà specifico, che consente appunto di diventare una sorta di sponsor a distanza per un determinato bambino o bambina, che verrà scelto dall’organizzazione a cui ci affidiamo.
Si parla di adozione perché quella che si attiva è a tutti gli effetti una relazione a distanza di supporto e corrispondenza fra donatore (che non è un genitore) e il bambino che viene scelto per noi.
E non solo con i bambini. Da un po’ di tempo a questa parte anche le associazioni animaliste, che lavorano su progetti di difesa degli animali danno la possibilità ai donatori di adottare a distanza cani, gatti e altri animali. Il principio è sempre lo stesso.

Adozione a distanza e adozione internazionale: sono la stessa cosa?

Attenzione a non farci però confondere dall’espressione adozione a distanza. Non ha nulla a che vedere con le classiche adozioni internazionali, che sono ben altra cosa. Queste infatti mettono in moto la volontà di una coppia di adottare a tutti gli effetti un bambino e accoglierlo in famiglia diventandone genitori nell’accezione letterale del termine. Si attiva quindi un lungo e dispendioso iter con cui il bambino diventerà figlio della coppia e sarà cresciuto ed educato da loro.
L’adozione a distanza invece è solo un metodo alternativo di sostegno alle attività di una organizzazione umanitaria, che opera con i suoi progetti di solidarietà nelle comunità povere del mondo. Attivandola, non faremo altro che inviare donazioni in denaro all’organizzazione con la specifica finalità di sostenere la crescita del bimbo o della bimba che ci vengono assegnati. Questi bambini però restano a vivere dove sono nati e continuano a crescere con le loro famiglie e all’interno della loro comunità.
Nella maggior parte dei casi poi la nostra donazione finalizzata all’adozione a distanza potrà servire non solo alla crescita del bambino o bambina adottati, ma anche a finanziare progetti più ampi per tutta la comunità in cui i bambini vivono.

Chi gestisce le adozioni a distanza?

Dopo aver visto cos’è un’adozione a distanza, analizziamo chi gestisce questa particolare tipologia di progetto. Come abbiamo accennato, le adozioni a distanza vengono promosse dalle organizzazioni umanitarie, dalle Onlus, dalle Ong e da tutto quel settore non profit che lavora nei contesti poveri del mondo (potrebbero anche essere in Italia) dove vengono attivati progetti umanitari.
Di norma sono organizzazioni che, per il loro status, possono operare secondo le regole del ministero degli Affari esteri, con propri progetti di solidarietà. Solo per fare qualche esempio di organizzazione non profit con cui è possibile attivare adozioni a distanza: Actionaid, Amref, Sos Villaggi dei Bambini, Avis, Aiutare i Bambini, Coopi, l’Albero della Vita, Save The Children, Comunità di Sant’Egidio. Ma anche molte altre.

Quali tipologie di adozione a distanza esistono?

Ribadiamo il concetto che non sempre adottare a distanza significa che i soldi che mandiamo all’organizzazione vengono veicolati solo al bimbo o alla bimba adottati. Possono esistere diverse tipologie di adozioni a distanza. Addirittura alcune organizzazioni rifiutano il modello di adozione a distanza. Ci possono essere ad esempio:
• Il sostegno al bambino
• Il sostegno alla famiglie del bambino
• Il sostegno alla comunità del bambino (in questo caso la nostra donazione servirà a supportare la vita del nostro bambino adottato, ma anche tutti i progetti che l’organizzazione attiva nella comunità in cui il bimbo vive)
Facciamo un esempio per spiegarci meglio. Ci affidiamo all’organizzazione umanitaria Actionaid per attivare un’adozione a distanza. Ci viene assegnata Amira, una bambina nata in Bangladesh. Attiviamo il processo di donazione mensile finalizzato a finanziare e sostenere Amira. La nostra adozione a distanza di Amira ci ‘costa’ 25 euro al mese. Actionaid ci assicura che questi soldi serviranno a mantenere e far studiare Amira, ma non solo. In realtà la nostra donazione mensile servirà anche ad aiutare la famiglia di Amira e persino la comunità in cui vive, mediante progetti che l’organizzazione umanitaria ha attivato in quel paese: ad esempio la costruzione di scuole, la realizzazione di un pozzo per il prelievo di acqua potabile per tutti gli abitanti. Diciamo quindi che l’adozione di Amira è un sorta di adozione simbolica, che consente in realtà all’organizzazione di ampliare i suoi progetti nel paese in cui lavora.

Adozione a distanza come funziona?

Dopo aver visto cos’è, vediamo ora come funziona un’adozione a distanza.
Siamo interessati anche noi ad attivare un sostegno a distanza per aiutare un bambino o una bambina. L’Iter di attivazione è semplice:
• Scegliamo un’organizzazione umanitaria di cui ci fidiamo.
• Contattiamo l’organizzazione, compilando un modulo di attivazione dell’adozione a distanza (solitamente presente sul sito web dell’organizzazione stessa)
• Appena lo riceve, l’organizzazione sceglie il bambino o la bambina da assegnarci e ci invia a casa la foto e le informazioni sulla sua vita e sulla sua comunità
• A questo punto noi scegliamo la frequenza con cui vogliamo donare: a cadenza mensile, trimestrale, semestrale, ecc. E scegliamo anche la modalità: se preferiamo attivare il Rid (la domiciliazione bancaria) per non scordarci di fare il versamento, oppure il bollettino postale oppure ancora il bonifico, e qualsiasi altro metodo di versamento che l’organizzazione ci mette a disposizione.
• Fatto ciò l’adozione a distanza è attiva. Non dovremo fare altro che versare con cadenza stabilita il nostro importo pattuito e periodicamente ci verranno inviate informazioni sul bimbo. Inoltre riceveremo anche disegnini, messaggi e qualsiasi altra corrispondenza del bambino che ci aggiorna sulla sua vita, sui suoi studi. E anche noi potremo scrivere al bambino (ovviamente in lingua inglese o francese oppure in qualsiasi altra lingua che possa essere compresa nella comunità del bimbo).

Posso andare a trovare il bambino che ho adottato?

Un modo per avere notizie, aggiornamenti e per vedere con i propri occhi il bambino adottato può essere quello di approfittare delle ferie per andarlo a trovare. Molte organizzazioni danno l’opportunità di farlo. Ovviamente dovremo avvisare l’organizzazione, indicare il periodo in cui vogliamo organizzare il viaggio e, ovviamente, pagare tutto di tasca nostra.

Adozione a distanza: posso tenere i contatti con il bambino?

Il bambino adottato e i referenti del progetto sul posto periodicamente ci inviano informazioni, aggiornamenti, disegni, foto. Se anche noi vogliamo scrivere al bimbo possiamo farlo. Dobbiamo però scrivergli in una lingua comprensibile per lui e per la comunità. Se non conosciamo la lingua, spesso le organizzazioni hanno dei volontari al loro interno che si occupano di tradurre il nostro messaggio e inviarlo al bambino (solitamente le lingue sono l’inglese, il francese e lo spagnolo).

Che succede quando il bambino adottato diventa maggiorenne?

I bambini che adottiamo a distanza fanno tutti parte di un progetto di sostegno che le organizzazioni hanno attivato e gestiscono nei paesi in cui sono presenti. Al compimento della maggiore età (che può coincidere con la maggiore età secondo la legge di quel paese) non è detto che il ragazzo esca dal progetto di sostegno.
Se rimane nel progetto noi possiamo continuare tranquillamente a sostenerlo. Se invece ne esce l’organizzazione comunque ci avvisa e ci affida (con il nostro consenso) un altro bambino.

Adozione a distanza: posso interromperla quando voglio?

Certo. Non stipuliamo nessun contratto con clausole e penalità quando attiviamo un’adozione a distanza. Per qualsiasi problema economico o di altra natura, abbiamo il diritto di contattare l’organizzazione e interrompere il sostegno a distanza, esattamente come potremmo interrompere qualsiasi altra donazione continuativa.
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Gruppo India :
Un ponte d'amore: dall'India al mondo, dal 1980 …

http://www.gruppoindia.it/

Ho sempre aiutato i missionari di quel paese (India) e da loro giungevano pressanti inviti a visitare le loro missioni. Mi decisi e, nel Natale del 1980, partii con un gruppo di giovani studenti dell’Istituto Massimo di Roma, convinto che questa esperienza non si sarebbe mai più ripetuta …e invece…

Così P. Mario Pesce S.J. commentava l’inizio della sua lunga avventura che, al di là di ogni aspettativa, ha attraversato gli anni della sua vita sino a quando le condizioni fisiche glielo hanno permesso. Quella prima visita in India fu il preludio di tanti altri viaggi dove conobbe volti di bambini, donne e anziani sfigurati dalla povertà, dalle malattie e dall’ignoranza.

Dedicò tutte le sue forze, la sua passione e la sua fede al servizio dei più poveri e dei più piccoli della terra, convinto di usare la forza e le ragioni dell’amore come strumenti efficaci per superare le frontiere costruite dalle “debolezze” e talvolta perversioni umane. Quel primo impatto diretto con la miseria che attraversava la vita degli slums (baraccopoli) di Mumbai (già Bombay) e dei villaggi dello Stato del Gujarat (India), aprì gli occhi e il cuore non solo a P. Pesce ma anche ai suoi giovani studenti che lo accompagnavano. A Bilpudi, nuova missione appena iniziata, trovarono un sacerdote indiano dedito alla cura di 130 ragazzi ospitati in un capannone: l’impressione dei visitatori fu fortissima dinanzi alle immagini che registravano!

A chi gli chiedeva di ricordare quel primo viaggio e i successivi, P. Pesce affermava ripetutamente: tre realtà mi hanno sempre colpito: l’eroismo dei missionari e delle missionarie, la moltitudine e le condizioni di vita dei bambini e i lebbrosi incontrati.
Il Gruppo India, ha le sue radici in quel Natale del 1980.
Rientrati in Italia, P. Mario e suoi studenti parteciparono ad amici, colleghi, parenti tutto ciò che avevano registrato con la vista, con l’udito e con il cuore: fu l’albore di un nuovo cammino apostolico con l’iniziativa:

ADOZIONE – BORSA di STUDIO. L’espressione fu coniata in tempi in cui ancora non esisteva questo tipo di progetto, almeno in Italia. Fu lanciata la campagna di sottoscrizione rivolta a quanti desideravano prendersi cura della formazione scolastica e umana dei bambini visitati.

In trent’anni di attività, l’alfabetizzazione dei bambini e delle bambine ha portato nei villaggi, poco alla volta, un notevole progresso di promozione umana. I genitori dei nuovi scolari inizialmente furono quasi ostili alla scuola dei figli in quanto il lavoro di quest’ultimi, seppur mal pagato, risultava indispensabile alla vita della famiglia. Oggi la situazione è diversa. Un vescovo scriveva: In questi anni, grazie al vostro sostegno c’è stata una grande trasformazione non solo in questa missione, ma nell’intera diocesi, quasi un miracolo… !

Quei bambini/e, oggi adulti, vivono in condizioni dignitose e sono promotori di varie iniziative sociali e culturali nella loro terra, mentre tanti altri bambini nel mondo continuano a ricevere un supporto per diventare futuri protagonisti della trasformazione della loro storia.
P. Pesce da sempre, nella sua attività di educatore, si è rivolto ai ragazzi a cui insegnava e ai molti che incontrava in altre scuole e parrocchie, chiamandoli ad aiutare altri bambini impossibilitati di andare a scuola perché privi di tutto. Così facendo ha promosso una grande gara di solidarietà contagiando sempre più scuole italiane, ma anche gruppi di catechismo e singoli bambini/e che ancora oggi sostengono la scolarizzazione nel mondo dei loro coetanei e partecipano con generosità e fantasia ad altre nostre iniziative di solidarietà.
P. Pesce coinvolse gli amici della Congregazione Mariana (oggi “Comunità di Vita Cristiana”) di Firenze, dove vissuto e lavorato per 14 anni; molto di quanto è stato realizzato, e si continua a realizzare, è possibile anche attraverso la collaborazione attiva di alcuni suoi ex congregati che tuttora fanno parte del “Comitato Gruppo India”.

Lo sviluppo e la diffusione dell’attività del Gruppo India risale all’inizio del 1986, quando P. Mario fu invitato ad esporre, in tre minuti, il suo programma a una rubrica religiosa domenicale trasmessa da un’emittente televisiva nazionale. All’intervista fecero seguito un gran numero di lettere da tutta Italia, in cui si chiedevano più informazioni sul progetto adozioni – borse di studio.

Nel 1988 P. Mario incontrò P. Nobile, missionario gesuita che già da anni lavorava nel nord dell’India tra i santals (tribù indigena); una visita breve ma scioccante per la particolare situazione di indigenza in cui viveva il missionario con la sua gente. Così egli raccontava il suo primo incontro con p. Nobile:

L’ho incontrato nel distretto di Raiganj (Bengala Occidentale), al confine con il Bangladesh. Per raggiungere Raiganj da Calcutta sono occorse ben dodici ore di jeep, spesso su strade impraticabili. Essere al confine con il Bangladesh è stato come entrare in una povertà mai vista e mai immaginata! Non ho mai provato una tale sensazione di totale vuoto di tutto, e quando dico di tutto non esagero di una virgola. Con lui, 110 bambini, che sono l’inizio di una scuola voluta dal vescovo, la maggioranza assai piccoli (5/6 anni), i più grandi, appena tre, di quarta elementare. Bambini di una povertà che non si può credere – di povertà nei miei viaggi in India ne ho vista molta – ma quella di Raiganj è incredibile. A malapena un pantaloncino per coprirsi, anzi qualcosa che era stato un pantaloncino! Dormitori peggiori di quelli visti nelle foto dei campi di concentramento, e vedere quei bambini così piccoli dormire senza neppure una piccola stuoia, quei piatti metallici unica cosa decente, ma decente solo per il metallo lucido, non certo per la quantità di riso assai spesso senza alcun condimento, sono cose che non si possono dimenticare. Osservare quelle pance nude, gonfie di vermi per mancanza di nutrimento e di acqua potabile e, la sera più di una volta, vederli bere con avidità – unico cibo – l’acqua in cui a pranzo era stato cotto il riso, per quel po’ di amido rimasto, faceva venire la voglia di piangere.

Negli anni si sono costituiti numerosi gruppi spontanei in tutta Italia. Si tratta di persone comuni impegnate in un’importante opera di sensibilizzazione e di animazione missionaria presso scuole, parrocchie, club, movimenti, ecc… Veri volontari, promotori di iniziative di solidarietà e collaborazione generosa e preziosa all’opera del Gruppo India.

Oggi il Gruppo India è presente in 34 Paesi dell’emisfero Sud del mondo (vedi il link: dove siamo). Quella piccola scintilla accesa nel Natale del 1980 è divenuta un fuoco che arde in tanti angoli sperduti della terra. Dall’India al mondo, la diffusione dell’istruzione e la crescita integrale di migliaia di bambini e bambine sono diventati processi inarrestabili.

Il Gruppo India, pur ritenendo prioritaria l’attività educativa, ha sempre prestato ascolto a tante altre necessità: acqua potabile, calamità naturali, lebbra, malnutrizione, malaria, imprese femminili di produzione, microcredito ecc… Per un quadro più dettagliato fare riferimento al link cosa facciamo.

A tutti i benefattori del Gruppo India: sempre presenti, generosi e impegnati rendendo possibile ciò che altrimenti resterebbe impossibile da realizzare, giunga il nostro GRAZIE riconoscente, unito a quello dei bambini, delle bambine, delle donne, dei lebbrosi e di quanti altri serviamo.

UNA GRANDE EREDITÀ DA CONTINUARE

P. Mario Pesce è morto il 25 novembre 2006 ma la sua opera continua grazie ai suoi più stretti collaboratori. Continua soprattutto grazie a quanti lo hanno conosciuto e stimato, sostenuto e appoggiato in tutte le sue iniziative, raccogliendo la sua impegnativa eredità. Tante le pagine della carità ancora da scrivere e affidate ad ognuno di noi, all’impegno, alla fantasia e alla creatività dei tanti vecchi e nuovi amici, piccoli e grandi, all’opera di sensibilizzazione svolta da singoli e gruppi. Un impegno affidato anche a quanti vorranno entrare a far parte della grande famiglia del Gruppo India e dare il proprio contributo. P. Mario non si è mai rassegnato alla povertà e alla sofferenza di gran parte dell’umanità, soprattutto dei bambini. Il suo esempio ci spinge a proseguire il cammino sulla strada da lui tracciata.

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